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Rapporto Rudy Salles: Discussione al Consiglio d’Europa


Written the Monday, April 28th 2014 à 11:37
Raffaella Di Marzio




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Recensione della Discussione sul Rapporto “La protezione dei minori contro gli eccessi delle sette" tenutasi il 10 Aprile 2014 al Consiglio d’Europa - Di Raffaella di Marzio


Introduzione
 
Ho seguito in diretta tutta la discussione sulla quale desidero fare qualche considerazione con l’aiuto di alcuni video in lingua italiana.
 
Prima di tutto vorrei però segnalare un aspetto di cui non ero a conoscenza e che mi ha stupito molto. L’idea che avevo del Consiglio d’Europa era quella di un’organizzazione di cui fanno parte 47 Stati, con un ruolo importante nel nostro continente. Dopo aver approfondito la questione, mi sono resa conto, che, in realtà, il Consiglio d’Europa non è altro uno dei tanti costosi carrozzo ni burocratici che noi cittadini europei contribuiamo a sostenere con i nostri soldi. le finalità di questa Istituzione sarebbero anche condivisibili, ma i fatti e i risultati non sono quelli sperati.
 
La sede è a Strasburgo e vi lavorano 2200 persone, senza contare i vari uffici esterni con cui è in collegamento. In quella sede i nostri parlamentari dovrebbero recarsi per prendere posizione  e votare su importanti questioni che riguardano la legalità, i diritti umani, la difesa delle minoranze ecc. Le raccomandazioni approvate dal Consiglio d’Europa dovrebbero essere messe in pratica da tutti gli Stati Membri.
 
La realtà è ben diversa. Il 10 Aprile 2014 ho assistito a un’assemblea plenaria in cui erano presenti, a seconda del momento, tra i 55 e i 59 parlamentari europei sui 318 previsti. Il solo fatto che la seduta si sia svolta e le decisioni siano state prese ugualmente nonostante il numero così esiguo di parlamentari  la dice lunga sull’importanza attribuita sia all’istituzione che, purtroppo, alle stesse questioni oggetto di dibattito. Queste ultime, invece, rivestono una grande importanza sociale e politica e andrebbero affrontate in assemblee rappresentative di tutti i 47 Stati membri, e quindi, democratiche e pluraliste.
 
La striminzita assemblea che ho visto esprimersi il 10 aprile scorso, invece, sembrava una piccola succursale del parlamento francese nel quale erano seduti anche alcuni esponenti belgi e svizzeri. A questo gruppetto forte e coeso, si sono opposti pochi altri: due parlamentari inglesi, un moldavo, un norvegese e un ucraino. Il resto dell’enorme sala era semideserta e i pochi parlamentari rimasti si limitavano a votare senza intervenire, anche perché gli emendamenti erano numerosi e i tempi per intervenire molto ristretti.

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